Abbiamo vissuto probabilmente il periodo più stressante e problematico che si ricordi dopo il secondo conflitto mondiale. Un periodo inatteso e imprevedibile nel quale è molto difficile sentirsi del tutto al riparo, immuni dal rischio del contagio.
Eppure ci sono opportunità, che pur non rendendoci invincibili, possono rafforzare lo spirito e l’anima. Durante il Lockdown un gruppo di giovani artisti ha prodotto un gruppo Facebook denominato “Arte in quarantena”.

È stato un sollievo poter vedere ogni giorno un fiorire di opere d’arte di molte differenti sfumature, è stato un riparo accogliente per le anime sensibili e gentili che apprezzano il bello nelle sue molte forme, anche quelle più estreme.
Quest’inverno si temeva che non sarebbe stato possibile alcun evento in estate. Per fortuna non è andata come si pensava e le occasioni di incontro culturale, di confronto e di crescita stanno avendo luogo, seppur con le dovute precauzioni, regalando una apparente normalità.
Tra i molti eventi presenti in Salento questa estate un appuntamento molto interessante è stato Unlock arte in libertà.
Organizzato da Francesca Mele in arte Andy Trema con Luisa Carlà, Paolo Ferrante, Noemi De Feo, Giorgio Consoli e Giuseppe Amedeo Arnesano, l’evento avuto luogo nel palazzo baronale di Castrignano dei Greci.
Un’installazione semplice e pulita, rispettosa del luogo storico che ha ospitato la mostra, ha permesso di godere al pubblico di una serie di opere prodotte tra gli altri da Benedetta del Coco, Emanuela Antonacci, Maria Angela Nestola , Martina Loiola e Fabrizio Fontana realizzate durante il periodo di confinamento.

Ecco l’arte che si fa occasioni di incontro, l’arte che ancora una volta diviene un momento per distogliere lo sguardo dalla routine ed immergersi nelle ricerche e nelle visioni praticate dagli artisti del territorio.
Una riconnessione sentimentale tra l’arte e il territorio, che riconduce alla bellezza dell’esperienza visiva, del contatto e della relazione con la creazione artistica.
La serata ha preso il via con la Parata della Libertà a cura del progetto Gigamondo di Fabio Inglese, per poi continuare con le arti sceniche e gli spettacoli di danza C’est la vie di Elena Costa, e quindi la pièce teatrale Uomini Schifosi di Giorgio Consoli e Fabio Zullino.
La domanda che sorge allora dopo molte riflessioni e numerosi dibattiti se e come è possibile fare un evento di natura artistica e culturale ai tempi della pandemia.
La risposta alberga nella domanda. La natura dell’evento è il discrimine essenziale. Un evento che permette di evitare grandi affollamenti di persone, che rispetta delle regole minime ha senso di essere. Non solo perché non si rischia il contagio ma perché permette di fruire meglio l’evento stesso.
Un secondo aspetto è il rispetto dei luoghi e la loro valorizzazione.
La location non è uno sfondo ma è parte essa stessa dell’evento.
Nel caso di Unlock ad esempio si è assisti ad un evento rispettoso del contesto, in armonia con la città e che ha offerto un’opportunità a un piccolo borgo di essere crocevia di incontri.

Non si è violata o banalizzata la natura del luogo, sede di storia e memoria della comunità ma la si è resa cuore pulsante del racconto.
Il patrimonio culturale non ha bisogno solo di azioni di promozione e valorizzazione dirette ma pure di momenti di attualità nella quotidianità delle azioni che c’è lo renda familiare è presente.
L’arte ha bisogno di uscire dai luoghi tradizionali per inserirsi nella porosità della vita, nella frequenza della presenza umana. Una costante incostante.
I molti linguaggi utilizzati dagli artisti presenti a Castrignano lo scorso 26 luglio lo dimostra, la complessità esiste e la bellezza la risolve in modo semplice indicando traiettorie non previste.