Nome e cognome?
Luigi Palazzo
Segno Particolare?
Scrittore in versi.
La tua “prima volta”?
La prima volta che ho scritto e fatto leggere a qualcuno le mie “cose” – come tutte le prime volte – è stata al liceo. Con un gruppettino di compagni di classe, tra fantasticherie su questa o quella ragazza e su altre chimere, ci infliggevamo le nostre strambe composizioni. Alcune (non le mie) erano molto interessanti.
Che cos’è per te la Poesia?
A bruciapelo risponderei “bho?”.
Senza polemica alcuna, faccio fatica a rivedermi in alcuni brani di autori contemporanei, troppo discorsivi (diciamo così). Anche se non mancano i poeti contemporanei che apprezzo. Tra i lavori recenti, sto leggendo “Quando non morivo” di Mariangela Gualtieri.
Recentemente ho letto le poesie d’amore di Wisława Szymborska (oggi se non dici di leggere la Szymborska non ti fanno uscire da casa!).
Mi sono formato con Ungaretti e Montale, con Leopardi, con Pascoli, con Catullo. E poi Baudelaire, Bukowski, Bodini, Edgar Lee Masters.
Recentemente ho potuto apprezzare Luigi Di Ruscio. E poi Roberto Pazzi, Davide Rondoni. Come non citare Alda Merini. Anche se non ho letto tanto di suo, apprezzo molto Franco Loi (“hai detto niente!” penserà qualcuno, giustamente).
Non trascurerei i nostri grandi cantautori di ieri e di oggi: De Andrè, Guccini, De Gregori. Ma anche Vasco, Ligabue, Caparezza.
Ecco, poesia può essere tutto e niente.
Nonostante la molteplicità dei miei gusti, direi che, da lettore, apprezzo ciò che evoca. Pontificando un po’, potrei azzardare che poesia è evocazione di qualcosa di indefinito; non necessariamente, però, qualcosa di aulico.
Ma so già che il mio tentativo di definizione è destinato al fallimento.
Forse aveva ragione Carmelo Bene: “poesia è risuonar del dire oltre il concetto”. Ma non ne sono sicuro!

Una cosa di cui sei orgoglioso?
Nella vita, di tante cose, anche se non bisogna mai adagiarsi.
Resto nell’ambito artistico. Anni fa, con la compagnia teatral-musicale fondata insieme ad alcuni amici abbiamo realizzato degli spettacoli che coinvolgevano tante persone ed avevano l’obiettivo di riportare la lirica tra la gente. Ne cito due di cui sono molto orgoglioso.
Cavalleria Rusticana, l’opera lirica di Mascagni di cui ho curato la regia, realizzata con organico orchestrale completo, due cori e tante comparse e messa in scena in alcune piazze del Salento: la piazza era lo scenario naturale dell’azione scenica, che si svolgeva in mezzo al pubblico, senza scenografie, ma solo con un gioco di luci e con la Chiesa ed i palazzi del centro storico ad accogliere le note di quella splendida Opera. Vedere, nella grandissima difficoltà di coordinarsi su più livelli e su più stage (delle volte i cantanti entravano in scena alle spalle del pubblico), la grande disponibilità di ogni collaboratore e la precisione nel coordinare comunque movimenti e musica è stato esaltante. Quando li incontro, ancora oggi mi complimento con i protagonisti di quell’esperienza e li ringrazio.
L’altro è Processo all’Opera, uno spettacolo ideato con il magistrato-autore Salvatore Cosentino e scritto da quest’ultimo: un viaggio originale e suggestivo nell’opera lirica. Una bellissima esperienza, che spero possa ripetersi in un futuro prossimo, con un intellettuale, Cosentino, prolifico e generoso.
E poi, la mia recente collaborazione con Enzo Fina, che è un genio, un grande musicista, per dei reading dai miei brani.

Un’occasione perduta?
Sul piano letterario direi nessuna…sono un autore novello!
Una figura che ti ispira?
Più che di ispirazione, parlerei di modelli.
Da giurista che si affaccia nel mondo nella letteratura, non posso non citare i grandi riferimenti degli ultimi anni: Carofiglio, De Cataldo, Caringella.
Prima di tutti, però, Calamandrei: la sua poesia (per la precisione, la sua epigrafe) dedicata al “camerata Kesserling” è uno dei simboli più forti dell’orgoglio del nostro Paese nel secondo dopoguerra. Orgoglio che, di questi tempi così difficili, stiamo riscoprendo e che spero resista senza distorsioni e strumentalizzazioni.
Con quale aggettivo descriveresti il tuo lavoro?
Proteiforme.
Perché acquistare un tuo libro?
Perché no?
Progetti per il futuro?
Sto lavorando ad altri progetti letterari. Uno è in fase avanzata: lo lascio fermentare un po’ prima di avviare le fasi che precedono l’imbottigliamento!
Luigi Palazzo è nato a San Pietro Vernotico nel 1986.
Vive a Salice Salentino, lavora a Lecce come Avvocato.
Attore, autore e regista teatrale.
Ha pubblicato la raccolta di poesie “Non raccontami il cielo” (Manni editori) nel 2019.