Nome e cognome?
Volevo trovare un nome d’arte perfetto ma ANDREA MAUTONE sembrava incisivo!
Segno Particolare?
La mia “Napolitudine”. Tutto quello che faccio è riconducibile al mio essere partenopeo, alle mie forti radici. Il Paese dal quale provengo è un grande palcoscenico e la mia famiglia una grossa compagnia teatrale. Dal mio punto di vista credo che nella vita non avrei potuto fare altro: attore ed acting coach. Non ricordo esattamente quando l’ho deciso, sicuramente prima di quel momento non volevo intraprendere un altro percorso!
La maggior parte della mia formazione è avvenuta soprattutto tra le strade e la gente di Napoli. Qui poi ho cominciato a fare teatro e tutto il resto è venuto da sè. Ma tutto è iniziato da qui, e ancora oggi quando interpreto un ruolo attingo ad alcuni personaggi che ho conosciuto nella vita reale. Napoli è una città indelebile e speciale, non tutti la possono capire!
La tua “prima volta”?
Buona la prima! Il mio esordio al cinema credo che rimarrà il mio lavoro più importante e costruttivo. Interpretavo Vittorio Metz nell’ultimo film del maestro Ettore Scola “Che strano chiamarsi Federico”, dedicato all’amico e collega Federico Fellini. È stata un’esperienza indimenticabile che porterò sempre con me.
Quando hai di fronte una persona che ha fatto la storia del cinema ti vengono i brividi. Da allora non ho più provato questa sensazione.
La maggior parte delle persone che oggi lavorano nel cinema non sa nemmeno quello che sta facendo.

Che cos’è per te la Recitazione?
Ho sempre avuto una profonda curiosità dell’animo e della psiche umana. Quindi credo che la mia passione per la recitazione derivi proprio da questo.
Mi piace osservare i particolari, i piccoli gesti, le abitudini di una persona. Poi metterle in scena è come se fosse un meccanismo automatico e una conseguenza di tutto ciò.
Non lo considero un “lavoro”, infatti quando inevitabilmente si finisce alla scrivania per parlare di contratti e compensi è come se mi sentissi un ladro.
Una cosa di cui sei orgoglioso?
Se devo interpretare un personaggio, oppure contribuire alla realizzazione di un film in qualsiasi modo, il progetto deve assolutamente incuriosirmi e coinvolgermi. Per campare preferisco dedicarmi anche ad altri lavori. Non sono ossessionato dal denaro e questo mi permette di gestire in maniera equilibrata e sana la mia vita di attore, senza turbamenti psicologici. Non voglio che l’ossessione del dover guadagnare vada ad inquinare le mie scelte. Capisco che ormai è una concezione quasi obsoleta nel mio ambiente, che non ti lascia molto spazio, anzi tende ad emarginarti un po’.
io vivo a Roma da dieci anni e il cinema romano vive in una totale cappa ovattata. Quindi è molto difficile farsi strada, e se addirittura hai un’ideologia ed una personalità forte, diventa davvero complicato.
Ma sinceramente per ora la penso così, poi magari un domani mi vedrai fare marchette ovunque!

Un’occasione perduta?
Ho sempre fatto quello che volevo fare. Non mi interessa di niente e di nessuno. Se decido di fare o non fare una cosa dipende solo da me, quindi non ho molti rimpianti. Penso sempre invece che avrei potuto fare meglio, questo sì! Ma credo sia un difetto di tutti gli ‘psicopatici’ della recitazione e di chi ha molto rispetto dell’arte in generale.
Una figura che ti ispira?
Ne ho varie! Seguo Toni Servillo al cinema, mi piace molto il suo approccio grottesco e attento alla recitazione, mentre a teatro mi ispira molto Filippo Timi. Osservo e ciò che mi attira lo assimilo e cerco di elaborarlo a modo mio. Più che figure mi ispirano gli obiettivi…ecco per esempio il mio obiettivo è scrivere ogni anno una sceneggiatura ed un testo teatrale da interpretare poi come attore.
Con quale aggettivo descriveresti il tuo lavoro?
In generale ti direi spassoso, magico…ma non credo ci sia un aggettivo unico che possa descrivere questo lavoro. Dipende molto dal periodo storico, e questo è sicuramente un momento molto difficile per l’arte…anche se lo è sempre stato. Oggi però c’è poca creazione, le persone sono disilluse, c’è un approccio sbagliato sia alla scrittura che alla produzione (i due ambiti più importanti per ottenere un buon prodotto sia teatrale che cinematografico).
Perché andare al cinema o a teatro?
Non c’è un motivo in particolare per andare a cinema o a teatro…ce ne sono tanti!
Se hai studiato troppo quel giorno, la sera vai a rilassarti guardando un bel film o una bella commedia; se vuoi festeggiare l’anniversario di matrimonio, puoi optare per una pellicola o uno spettacolo romantico; oppure puoi affogare la tua malinconia in un bel dramma. Insomma il cinema ed il teatro sono come il vino…c’è sempre un buon motivo per brindare!
Alcuni film o spettacoli teatrali ti lasciano il segno, ti fanno crescere, riflettere! L’artista ha una responsabilità sociale molto profonda. Oggi non so quanto sia sentita questa cosa. Ho scoperto di persone che una mattina si sono svegliate ed hanno deciso di fare i registi, gli attori, i pittori…
Questo è l’effetto di chi segue modelli sbagliati e viene attirato dal successo e dalla popolarità, che non hanno niente a che fare con questo lavoro.
Progetti per il futuro?
Da un anno ho messo su un gruppo di sceneggiatura con altre due persone.
Dopo tutto questo che ti ho detto tu mi dirai: “Ma non è meglio allora che te la canti e te la suoni da solo?” Diciamo che è esattamente questo l’obiettivo che ci siamo prefissati. Mettere noi stessi in quello che scriviamo e poi mostrarlo alle persone. L’altro ragazzo del gruppo è un regista, io un attore e scriviamo! Non ci serve altro per andare in scena! (A parte un produttore che crede nei nostri progetti).
Se senti che non c’è quello che stai cercando allora è meglio creartelo da solo!
Per il resto poi mi piace improvvisare, non amo i progetti a lungo termine. (Matrimonio a parte…meglio specificarlo nel caso mia moglie leggesse!)
Andrea Mautone è un attore ed acting coach italiano. Nasce a Napoli nel 1987.
All’età di 14 anni entra a far parte di una compagnia teatrale locale portando in scena spettacoli di autori come Eduardo De Filippo, Raffaele Viviani, Eduardo Scarpetta.
Nel 2006 prosegue la sua formazione superando il provino di ammissione alla Scuola teatrale “I Dieci Mondi” di durata triennale, diretta dal docente attore Nando Paone in collaborazione con Cetty Sommella. Con la compagnia diretta dallo stesso Nando Paone è protagonista di vari spettacoli, recitando testi di autori come Goldoni, Pirandello e Moliere. Nel 2010 si trasferisce a Roma e si iscrive al corso di laurea in Dams, laureandosi nel 2014, durante il quale partecipa a vari corsi di sceneggiatura teatrale e cinematografica. Nel frattempo inizia ad approcciarsi al mondo del cinema con figurazioni e piccoli ruoli in fiction e film.
L’anno successivo viene selezionato da Elio Germano, Valerio Mastandrea e Laura Muccino per prendere parte ai corsi della neonata “Scuola d’Arte Cinematografica Gian Maria Volonté”. Durante il biennio studia sceneggiatura, regia, produzione, montaggio, costumi, scenografia specializzandosi in recitazione.
In quegli anni lavora in molti spot pubblicitari e cortometraggi, tra cui ‘Sonderkommando’, vincitore del Nastro d’argento 2015.
Nel 2013 fa il suo esordio al cinema: viene scelto da Ettore Scola per interpretare il ruolo di Vittorio Metz nel film ‘Che strano chiamarsi Federico’ presentato alla 70esima Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia e vincitore del premio Jaeger-LeCoultre Glory to the Filmmaker.
Nel 2016 partecipa al film ‘Sole cuore amore’ di Daniele Vicari, ‘Gomorra 2’ con la regia di Stefano Sollima e ‘La ragazza del mondo’ di Marco Danieli, vincitore del David di Donatello come miglior regista esordiente.
Nel 2017 viene scelto da Alessio Cremonini per il suo lungometraggio ‘Sulla mia pelle’ film pluripremiato ai David di Donatello e ai Nastri D’Argento nel 2019.
Successivamente comincia la sua attività di acting coach sia per la serie ‘Gomorra 3’ che per il film ‘Sembra mio figlio’ di Costanza Quatriglio, vincitore ai Nastri D’Argento 2019, dove prende parte anche come attore in un piccolo ruolo. Successivamente, sempre come coach, lavora sulla serie ‘Romulus’ con la supervisione di Matteo Rovere e la serie ‘L’amica geniale’ di Saverio Costanzo.