Quel gran genio di Totò. Perché vale la pena ricordarlo.

Se l’America ha avuto Chaplin e Keaton, l’Europa ha avuto Peter Sellers e Totò.

La maschera partenopea è stato uno dei più importanti e prolifici comici del ‘900.

Inconfondibile humour, potente carisma ed energia scenica lo hanno reso un’icona del Cinema Italiano.

 

Perché vale la pena ricordarlo?!

La sua vita è legata a doppio filo alla città che lo partorì: Napoli.

Nato umile nel quartiere Sanità è diventato il Principe della risata.

La fortuna critica è giunta postuma come spesso capita ai grandi.

Il suo cinema è un potente antidepressivo naturale: fa ridere, riflettere, talvolta commuove.

Un patrimonio comune della cultura italiana che va promosso e valorizzato.

Una mostra Totò Genio lo ha celebrato a 50 anni dalla scomparsa.

Il suo cinema andrebbe insegnato a scuola, come elemento centrale della cultura nazionale.

 

Perché vale la pena ricordarlo?!

Multiforme interprete ha vestito i panni di centinaia di personaggi, ogni volta reinventandosi.

C’è una ragione però per cui bisogna soffermarsi sull’attore: la sua capacità di stravolgere il linguaggio, scomponendo l’ordine sintattico. A riprova che il linguaggio è mera convenzione e non può considerarsi verità assoluta e inderogabile.

“Ogni limite ha una pazienza”.

 

Un’ironia acuta che gioca con la semantica: “Vide Omar quant’è bello, spira tantu sentimento” –rivisitando il testo di Torna a Surriento.

E che allevata nell’avanspettacolo e nel Teatro di Rivista dei primi Novecento attinge anche all’opera: “La donna è mobile ed io mi sento mobiliere.”

C’è nell’arte di Totò un eco mediterraneo.

 

Perché vale la pena ricordarlo?!

Autore di canzoni, spesso avvezzo all’improvvisazione e alla scrittura di scena, teatrante il Principe rappresenta il caposaldo di un modo di fare comicità a cui hanno attinto molti interpreti successivi, uno su tutti Vincenzo Salemme.

 

Non ha eredi, rappresentando l’inarrivabile istrione che ha con oltre cento pellicole in appena trent’anni ha sedimentato il culto di un cinema che è ancora teatro. O il cui teatro è la vita.