Lo scandalo del (non) senso comune Jatun Risba e il mistero della performance annulluta. Con le riflessioni di Franco G. Livera, Marco Maisetti, Nunzia Perrone e Gigi Rigliaco, Giada Totaro

Londra, 20.09.2019 –Nota di margine in occasione dell’annullamento sindacale della performance ‘Mpasturavacche’

di Jatun Risba

Mi trovo a scrivere questo articolo per dare voce all’accaduto … per lasciare un segno d’arte quando all’arte viene tolta la possibilità d’essere vissuta e di esistere … per creare una testimonianza affinché un fatto del genere non venga spazzato via dagli occhi e dalle menti della popolazione (g)locale, siccome richiede di essere osservato nella sua giusta luce problematica.

Il presente documento riporta la cancellazione di un evento artistico – la mia performance ‘Mpasturavacche’  –  a due ore dall’inizio, con un servizio (autogestito) di pulizia di due sale dell’immobile comunale e un allestimento tecnico concluso. ″SPRECO !!!″ La data e il sito della performance erano state concordate e pubblicizzate in largo anticipo da parte del festival Irregolare. Quale era il motivo di una reazione, di uno sgombero improvviso talmente sconsiderato? ″SPRECO “”!″

La motivazione (o la scusa) per questo gesto disgraziato era il matrimonio che avrebbe avuto luogo il giorno successivo alla performance al primo piano del Palazzo Marchesale. Si precisa che le sale della cerimonia non andavano attraversate in nessun modo né durante l’allestimento dell’opera d’arte da parte degli artisti né durante la fruizione della performance da parte dei visitatori. ″SPRECO !!!″

La performance di Jatun Risba a Galatina

Sottolineo che il sindaco era al corrente di entrambe le situazioni ma in occasione di un lamento da parte degli organizzatori del matrimonio – Per che cosa? Per la paura degli sposi di un malocchio legato all’archetipo del serpente oppure c’erano altri motivi?  – questi perse il lume e accompagnato da una squadra di carabinieri si recò al Palazzo Marchesale dove cancellò la messa in scena della performance. Un annullamento così inaspettato e poco prima dell’inizio della performance non ha permesso di avvertire in tempo e fermare i primi “spettautori” già in viaggio per Arnesano. ″SPRECO !!!″ Appassionati e conoscitori dell’arte di diverse località salentine hanno pianificato in anticipo questo viaggio per trovarsi ad Arnesano con l’amaro nella bocca e un senso di rabbia e disperazione di fronte alla politica culturale del comune. ″SPRECO !!!″

L’atto del sindaco non ha tenuto in conto che un numero notevole di persone che da giorni, anzi settimane, stavano lavorando sulla realizzazione ottimale del lavoro. Non per nulla c’erano persone da Brindisi, Galatina e Melissano, San Pietro Vernotico, San Pietro in Lama, … che si sono organizzate il giorno e la settimana per esserci. ″SPRECO !!!″ ‘Mpasturavacche’ è una performance interdisciplinare che utilizza un fondo di attrezzature tecnologiche e oggettistica dal valore complessivo di 3000€ e che è il risultato di un mese di lavoro concentrato di un team di professionisti italiani e internazionali. ″SPRECO !!!″

La sala Palazzo Marchesale di Arnesano dedicata alla mancata performance

Io stessa (slovena ma residente a Londra) sono tornata a Salento esclusivamente per questa presentazione,  posticipando il  rientro a Londra appositamente per offrire in dono il risultato della residenza artistica presso STEAM Atelier (LE), un laboratorio d’innovazione creativa. Il festival Irregolare ha coperto le  mie spese di viaggio  e un cache simbolico. ″SPRECO !!!″

Chi si prenderà la responsabilità e la cura (anche economica!) di questo schizzo di nervo per cui l’artista, il suo team di collaboratori e gli organizzatori del festival Irregolare hanno spesso tempo e risorse considerevoli per la presentazione mancata di questo lavoro? E soprattutto, chi risarcirà gli abitanti di Arnesano dalla possibilità di rispecchiarsi in un’opera d’arte aperta che fu creata e ispirata dalle legende e dalla cultura materiale del luogo? ″SPRECO !!!″

Da un piccolo episodio o “incidente” come questo si possono intravedere delle strutture (mentali, comportamentali e politiche) molto più ampie e complesse. Un atto sragionato e censurante come questo non sarebbe ammissibile in una comunità dove il mestiere d’artista è preso sul serio. Tra gli organizzatori e curatori del festival, presenti durante la visita accompagnata di Emanuele Solazzo, c’erano professori universitari, ricercatori accademici, musicisti e operatori culturali di spicco, i cui di fronte alla sfuriata dell’attuale sindaco in carica non avevano nessuna possibilità di confronto e dialogo. “Sono mortificato. Nell’assurdità di questo. E l’impotenza di parlare col sindaco che non mi ha risposto al telefono …”

Jatun Risba: Mpasturavacche

Il discorso di svalorizzazione di figure professionali qualificate va pertanto esteso anche a loro. Di fronte a tale svilimento della missione degli artisti, nello specifico, e delle figure professionali qualificate in generale, riaffiorano in superficie le dinamiche di un modo di fare politica vecchio. Vecchio non solo in senso storico ma nel senso di superato. Il sociologo, poeta e attivista della nonviolenza Danilo Dolci elaborò,più di mezzo secolo fa, un confronto tra il vecchio e il nuovo politico che è tuttora attuale. Lo schema, riportato parzialmente nella tabella qui sotto, ben si addice anche alla figura dell’educatore (vecchio e nuovo) o dell’artista (vecchio o nuovo, anzi plurale).

 

IL VECCHIO POLITICO IL NUOVO POLITICO
comanda imponendosi dirige trasfondendosi e concrescendo
accentratore suscitatore di personalità e di gruppi coordinati
segreto comunicante
retorico semplice, essenziale
corruttore educatore
violento nonviolento
vendicativo generoso, sa mirare al futuro delle persone
tende a schierarsi con chi vincerà tende a prendere la parte degli ultimi, di chi è tenuto più sotto
 

cambia direzione a seconda dell’opportunità più o meno immediata

 

 

cerca di interpreta- re la realtà per superarla; assume la propria direzione su base di coscienza e verificando attraverso il suo gruppo e altri possibili gruppi
interviene soprattutto con sanzioni negative che determinano negli altri ripetizione, blocco, non sviluppo interviene cercando di identificarsi, attivizzando a nuova ricerca
usa accorgimenti e strumenti tecnici per imporsi sugli altri usa accorgimenti e strumenti tecnici per meglio valorizzare sé e gli altri
esperto in doppi giochi e intrighi; semmai è leale al proprio gruppo chiuso sincero, tende a una lealtà concretamente aperta a tutti
coltiva la propria clientela suscita gruppi interrelati
sostiene e difende vecchie strutture costruisce nuove strutture

La cancellazione dell’evento artistico ‘Mpasturavacche’ al festival Irregolare può sembrare un atto minuscolo solo se lo consideriamo in una prospettiva egocentristica e individualista; un’ottica questa in netto contrasto ai principi dell’arte stessa. Questo documento vuole offrire un nodo di rete a cui i cittadini possono attaccarsi; per telare una maglia sempre più resistente, più estesa, più facilmente percorribile e più ricca.

Scegli una lettera tra A, B, C e D. Vai alla fine dell’articolo e leggi SOLO la citazione che coincide con la lettera selezionata.

L’arte di vocazione (l’arte fuori di sé, l’arte come forma di vita, dedizione e possessione totale) non è una questione di pochi addetti al lavoro ma una delle poche fucine contemporanee che continuano a sfornare momenti, luoghi, espressioni e pratiche di libertà. Nonché un atto d’amore incondizionale che emoziona, ispira, nutre e guarisce. Perché non esiste cura (della vergogna, della repressione femminile millenale, della società clientelistico-mafiosa, …) al di fuori della società che le ha originate.

 

A

Sai, all’ambasciata americana di Phnom Penh c’erano degli assassini che disegnavano quelle che si chiamavano the boxes, le scatole. In base allo spionaggio e alle informazioni che arrivavano dal terreno e in cui si diceva “C’è una compagnia di khmer rossi nel tal punto della giungla…” loro disegnavano sulla carta della Cambogia un rettangolo, chiamato the box, che i B-52 erano autorizzati a bombardare a tappeto. Ora, non veniva mai controllato se in quel box c’erano, per esempio, dei villaggi. E cosa succedeva? Succedeva che quelli da lassù partivano dall’inizio e scaricavano le loro bombe attraverso tutto il box. Uno spaventoso bombardamento a tappeto di cinque minuti – barn, barn, barn, barn, pun! – che alla fine lasciava terra bruciata. Non c’era più giungla, non c’erano più alberi, non c’erano più villaggi.

B

L’anelito della ricchezza si era sprigionato dentro di noi in maniera cieca e irrazionale. L’egoismo personale insomma, che nella cattiva sorte prima era la difesa che alimentava lo spirito di conservazione, ora nella buona l’oliveto lo trasformò in egoismo feroce, in cieco furore per il guadagno gettando uno spettro letale sulla nostra esistenza. Così come altre chimere lo gettava su tutta la massa di campagna. I paraocchi per cui non era possibile vederci e rivelarci come classe sfruttata da un’altra. Guardando le pecore che crescevano di numero e l’oliveto che s’innalzava sempre di più verso il cielo, ci succedeva dunque di vivere quello stesso egoismo che nella mala sorte ci tuffava come cani famelici sul tozzo di pane, sulla preda. Eravamo figli di quell’egoismo che ci salvò dalla fame e ora nella buona sorte non potevamo mutare metro. E quella speranza che ci fece vivere contenti, nella nostra beata ignoranza, tutto il rigore dell’esistenza precedente, ora ci lanciava nella lotta del possesso. L’unico linguaggio per divenire era il guadagno: la competizione sul lavoro come base morale per entrare nel prestigio sociale. Una vera sfida spietata e senza quartiere. Ora so che tutta questa corsa sfrenata per l’accrescimento del peculio in antagonismo con gli altri non era altro che il senso incontrollato dell’inconscio alla ricerca rapace del “mio” opposto al “tuo” come terreno necessario per divenire.

C

L’arte che esce da sé, in senso positivo, può svolgere una funzione di orientamento alternativo rispetto alla mercificazione dell’esistenza e ai modelli di sviluppo alienanti e massificanti dell’età post-tecnologica, spostando il suo baricentro da una creazione individuale a una creazione collettiva, dall’opera compita al processo aperto, dalla centralità dell’artista “genio” a una centralità dello spettatore, con una circuizione totalmente diversa, gratuita e molto più partecipata degli eventi artistici. (…) L’arte quindi esce da sé per mutare pelle e diventare uno strumento di interpretazione del presente e di immaginazione del futuro, ma anche un antidoto simbolico e pratico alle molte patologie individuali e collettive (le patologie individuali sono quasi sempre “sociali”) prodotte dalle cosiddette “società complesse”.

D

Musicisti, Artisti, gente di teatro sono fra le persone più forti e coraggiose sulla faccia della terra. In un solo anno affrontano il rifiuto quotidiano da parte delle persone in misura maggiore di quello che gli altri vivono in un’intera vita. Ogni giorno affrontano la sfida finanziaria di vivere uno stile di vita freelance, la mancanza di rispetto della gente che pensa che dovrebbero trovarsi un lavoro vero, e la loro stessa paura di non lavorare più in futuro. Ogni giorno, devono ignorare la possibilità che la visione a cui hanno dedicato la propria vita sia un sogno irrealizzabile. Con ogni nota, opera o performance espongono se stessi, emotivamente e fisicamente, rischiando critiche e giudizi… Ogni anno che passa, molti di loro guardano come i loro coetanei raggiungono gli obiettivi di una vita normale – la macchina, la famiglia, la casa, i risparmi. Perché?? Perché gli artisti sono disposti a dare la loro intera vita ad un solo momento, a quella melodia, a quella frase, a quell’accordo o a quell’interpretazione che toccherà l’anima del pubblico. Gli Artisti sono persone che hanno assaporato il succo della vita in quel momento cristallino in cui hanno fatto uscire il loro spirito creativo e hanno toccato il cuore di qualcun altro. In quell’istante erano più vicini alla magia, a Dio e alla perfezione di quanto chiunque altro avrebbe mai potuto. E nei loro cuori, sanno che dedicarsi a quel momento vale più di mille vite intere.

 

BIBLIOGRAFIA

Danilo Dolci: Chi gioca solo, 1968, pp. 311-312

A – Tiziano Terzani: La fine è il mio inizio, 2006, pp.101

B – Gavino Ledda: Padre padrone,1975, pp.169-170

C – A. Balzola & P. Rosa: L’arte fuori di sé, 2013, pp.177-178

D – David Ackert in L.A. Times, 2013

—————————————————————————————————————–

Riflessione sulla Perdita

Il decadimento degli uomini moderni è diverso da quello della Bibbia.

Non è angoscioso: è anzi espressione della ragione. Quello dell’uomo primitivo, invece, era venuto dal di fuori, come caduto dal cielo, era non tanto una condizione quanto un rifiuto di cedervi.

L’uomo primitivo non era un estraneo nell’universo. Pur affrontando qualche angoscia, egli ne guardava lo spettacolo come una festa cui era invitato; ne percepiva la gloria, e credeva di essere tenuto a rispondervi coprendosi a sua volta di gloria.

Miniatura di Adamo, Eva e il Serpente, 1445

 

UROBORICA

Il serpente si distingue da tutte le specie animali, come l’uomo, ma nel senso contrario. Se l’uomo è il risultato di un lungo sforzo genetico, bisogna necessariamente porre questa creatura fredda, senza zampe, né peli, ne piume, all’inizio dello stesso sforzo. In questo senso, l’Uomo e il Serpente sono gli opposti, i complementari i RIVALI.

Il serpente visibile sulla terra, l’istante della sua manifestazione, è una ierofania: si intuisce che esso si prolunga, nell’infinito materiale che è l’indifferenziato primordiale, riserva di tutte le latenze, che giace sotto la terra.

Rapido come il baleno, il serpente visibile scaturisce sempre da una fessura o spaccatura, per sputare la morte o la vita, prima di ritornare nell’invisibile. Oppure esso abbandona la parvenza maschile per farsi femmina: si avvolge, abbraccia, stringe, soffoca, deglutisce, digerisce e dorme. Il serpente femmina è il principio invisibile – principio che abita gli strati profondi della coscienza e gli strati profondi della terra. E’ enigmatico, segreto, non si possono prevedere le sue decisioni, subitanee come le sue metamorfosi. Gioca con i sessi come con tutti i contrari: è femmina e maschio insieme, gemello di se stesso, al pari dei grandi dei creatori che sono sempre nelle loro prime rappresentazione, serpenti cosmici.

Il simbolismo del serpente è effettivamente legato all’idea di vita; in arabo il serpente è AL-HAYYAT e la vita AL-HAYAT, e AL -HAYAT, uno dei principali nomi divini non deve tradursi con il VIVENTE, come si fa spesso, ma con il VIVIFICANTE, colui che dà la vita o che è il principio stesso della vita.

Vi sono due modi di conservare: sostenendo o avvolgendo la creazione in un cerchio continuo, che impedisce la sua disintegrazione. E’ quanto fa il serpente, sotto forma di Uroboros, il serpente che si morde la coda. Egli richiama l’immagine del cerchio e soprattutto la dinamica del cerchio, cioè la ruota, in apparenza immobile perché ruota su se stessa, ma il cui movimento è infinito, perché si riconduce sempre a sé. Animatore universale, l’Uroboros è il promotore non solo della vita, ma anche della durata: esso ha creato il tempo, come la vita, da se stesso. L’Uroboros, antico simbolo di un dio naturale detronizzato dallo spirito, è una grande divinità cosmografica e geografica: si trova come tale, alla periferia di tutte le prime immagini del mondo, quali il disco di Benin, senza dubbio la più antica IMAGO MUNDI africana, dove serra, con la sua lingua sinuosa che unisce i contrari, le acque primordiali, in mezzo alle quali fluttua il quadrato della terra.

Uroboro – Theodoros Pelecanos, 1478

E’ la tenace volontà di affrancamento della natura dalla dittatura della ragione che darà vita alle sette gnostiche, alle confraternite dei dervisci e, nel mondo cristiano, alla serie di eresie che saranno combattute dalla Chiesa Romana. Ciascuno di questi movimenti lotta a suo modo in difesa del serpente: nessun essere, proclamano i Perati gnostici del III secolo, né in cielo né in terra né agli inferi, si è formato senza il serpente. E gli Ofiti – cui il solo nome è una professione di fede – aggiungono: “veneriamo il serpente perché Dio lo ha fatto causa della Gnosi per umanità…I nostri intestini, grazie ai quali ci alimentiamo e viviamo, riproducono la figura del serpente”. Tale analogia, che richiama quella del serpente e del labirinto, anticipa meravigliosamente scoperte moderne concernenti la base dello psichismo.

Rinnegare la vita originaria e il serpente che l’incarna, è anche rinnegare tutti i valori notturni a cui essa partecipa. E’ stato necessario arrivare al XIX secolo perché un allarme si esprimesse con il Romanticismo. Ancora una volta poeti e artisti ne furono i promotori e i più importanti di loro divennero i Maledetti di una società di cui intraprendevano la liberazione. Si è aperta la breccia attraverso cui si opererà nel XX secolo una vera rivoluzione di pensiero, in cui il movimento surrealista gioca un ruolo determinante. “ Io credo, – scrive nel 1924 Andrè Breton nel primo MANIFESTO DEL SURREALISMO -, alla futura composizione di questi due stati, in apparenza tanto contraddittori, che sono il sogno e la realtà, in una specie di realtà assoluta, di surrealtà, se così si può dire”. Nel frattempo Freud, con la psicanalisi, ha elaborato il primo metodo clinico destinato a reintegrare l’uomo con se stesso, combattendo le censure interiori divenute patologiche. Non bisogna dunque stupirsi del processo che è stato intentato al padre della psicanalisi: esso si può ricondurre a quello del serpente.

E’ anche il momento in cui il pensiero occidentale accetta di rivolgersi con un’interesse che va oltre l’esotismo verso le culture cosiddette , primitive ancora esistenti sul pianeta, principalmente in Africa, in America, in Oceania ovunque si parli di ANIMISMO.

Per un’occidentale di oggi, il serpente è soltanto oggetto di repulsione, mentre in quelle regioni è rimasto intatto un archetipo completo che conserva vive e riconosciute le valenze positive.

 

MPASTURAVACCHE

Un’azione d’Arte non è mai fine a se stessa, la portata universale e millenaria dell’azione è tanto profonda da coinvolgere un numero di fattori tali che la perdita dell’azione stessa ci ha privato di un universo a cui potevamo accedere e ritrovarci, una perdita tale che ci ha lasciato un senso di vuoto e, spero, in futuro da colmare con la riproposizione dell’azione stessa.

 

A Jatun portatrice di luce

Franco G. Livera

—————————————————————————————————————–
Cara Jatun,

sei riuscita a trasmettere tutto il tuo disagio e tutta la passione che impieghi nel tuo lavoro. Di seguito le mie riflessioni …

Hai parlato spesso di spreco e hai fatto un interessante riferimento ad una politica vecchia, incapace di rinnovarsi. Hai dimenticato però l’ignoranza, perchè questo è il termine più appropriato per definire ciò che è accaduto. La tua performance, innovativa non solo tecnologicamente, è anche una ricerca sul linguaggio ancestrale quanto mai interessante in un momento storico in cui ogni tipo di comunicazione andrebbe decodificato per meglio comprenderne la natura e lo scopo. Sotto questo aspetto, ciò che è accaduto è di per sè una performance, perchè esapera il concetto di spreco: di talento, di economia, di intelligenza.

Ironicamente il sindaco di Arnesano era candidato per la lista “Rinnoviamo Arnesano”. Ma quale rinnovamento! Come si può organizzare un evento in un ambiente sporco, facendo attenzione a non rovinare i preparativi per un matrimonio? Come è possibile programmare per tempo un evento di grande interesse culturale e cancellarlo all’improvviso?

L’unica risposta possibile è l’ignoranza. Ignoranza verso il valore artistico, ignoranza verso la capacità organizzativa, ignoranza verso la capacità comunicativa. Ed è proprio tra questa ignoranza che deve sopravvivere la cultura, senza la quale anche il concetto stesso di matrimonio viene a mancare. Spero vivamente di poter assistere ad una performance di Jatun Risba nel territorio salentino, a lei va tutta la mia solidarietà.

Marco Maisetti

—————————————————————————————————————–
Pungente… riflessione di due galleristi.

 

Seguiamo il lavoro di Jatun Risba da un po’ tempo ed eravamo più che lieti di avere l’opportunità di attendere alla sua performance che doveva tenersi ad Arnesano. All’inizio, siamo rimasti basiti e anche un po’ preoccupati ricevendo la comunicazione della cancellazione improvvisa dell’evento, (a pochi minuti dall’inizio) immaginando gravi motivi intorno a tale circostanza.

Ma il sapore sardonico della vicenda, ci è arrivato poco più tardi, con l’apprendere la grottesca notizia che tale annullamento era stato azionato addirittura da una improvvida valutazione politica last minute del sindaco del paese, che con un colpo di spugna, ha rimandato tutti a casa. Perbacco!!! E non occorre certamente essere un esperto d’arte, per stimare quanto inerte e maldestra sia stata la censura….Visto che tanto è, senza ulteriore polemica, ci teniamo a dire che Arnesano ha perso (sprecato) il dono dell’artista e ci abbiamo perso tutti, in una figura barbina

Vi consegnamo questa riflessione a quattro mani, perchè essa è anche azione congiunta. Consapevoli di non poter in alcun modo compensare Jatun Risba per questa mortificante esperienza in Salento,le facciamo forza, perchè siamo un gruppo affiatato che la segue e la sostiene. La invitiamo a ritornare presto perchè sarebbe bello e importante vedere sbocciare la sua arte qui.

Nunzia Perrone, direttore A100 Gallery
Gigi Rigliaco, direttore GigiRigliaco Gallery 

—————————————————————————————————————–

Siamo state invitate all’Irregolare Festival a seguito di un mio contributo presso l’Accademia di Belle Arti di Lecce dove ho avuto la possibilità di confrontarmi con alcuni studenti e docenti, promuovendo il nostro lavoro. Sono quindi doppiamente delusa e sconcertata dall’accaduto, grave, non soltanto perchè ci èstato negato il diritto di parola e tutt’ora non comprendiamo le motivazioni di questa decisione del Sindaco, visto che agivamo nel totale rispetto degli spazi e dell’organizzazione che ci ha invitate, ma anche perchè siamo state private di un momento importantissimo di confronto con le persone alle quali noi abbiamo dedicato il nostro sacrificio e impegno. Ringrazio Jatun per la sua testimonianza e mi auguro che possa dare luce ad un confronto che rimane spesso taciuto per paura di cambiare le cose e assicurarsi quel poco lavoro che ci viene riconosciuto in questo territorio. 

Giada Totaro

https://jatunrisba.com/mpasturavacche/