La società dello spettacolo crea icone (anche passeggere) che devono piacere al grande pubblico – come massa di consumatori indefinita.
Per questo livellano l’offerta per adattarla alla domanda. Ma trattandosi di domanda generica e non specifica, dovendo piacere cioè un po’ a tutti e non dispiacere a nessuno, finisce per essere di medio bassa espressione.
Ciò non perché tutto il pubblico è di bassa lega ma perché bisogna trovare nella mediana un punto per coinvolgerlo e indurlo a consumare. Insomma bisogna indurre e generare un punto in comune che lo porti a interessarsi e interagire col bene (sia esso news, spot, film o altro).
Spesso infatti trattasi di consumo effimero (veloce e senza intensità di espressione): come un click su un post.
La società dell’effimero si nutre di following, like e una sorta di adolescenziale furore.
Eppure uccide l’entusiasmo dell’autentica esperienza di vita perché induce a credere che la vita sia quella mostrata attraverso i “suoi” media.
Il vitalismo giovanile affossato dall’insicurezza adolescenziale.
Uomini e Donne sono a riparo. Sono l’esercito di maschi e femmine spogliati della loro personalità che si fanno piacere ciò che il mercato dell’effimero produce.
L’effimero per non scomparire ha bisogno di perpetuare perennemente la propria evanescente immagine. Talvolta ripetitiva e rassicurante, talaltra innovativa per stimolare nuova curiosità e confermato interesse (altrimenti perirebbe).
Navigano a vista per non diventare meteore – come ricordava il titolo di una trasmissione che recuperava vecchie “glorie” televisive scomparse.
Permalosi e gelosi, sempre in (malcelata) competizione.
Poiché interessano il grande pubblico sono attenzionati dai giornali – spesso alla ricerca di notizie anche futili- che possano coinvolgere il mediocre pubblico dei social. Sempre più frequenti i casi di articoli inutili e stucchevoli sui siti di grandi giornali per attirare certo pubblico.
Formarsi, studiare, ricercare non sono titoli di merito se non per scriverli sul curriculum. Valori vilipesi ogni qual volta si taglia una borsa di studio, non si conferma un finanziamento pubblico a un’organizzazione di importante valore sociale o si priva di fondi vitali una fondazione di acclarato valore scientifico, come pare accadere in questi giorni.
L’inconsistente toglie spazio a ciò che ha spessore.
Lo spessore è nemico dei mediocri che tendono ad abbassare il livello – in quanto maggioranza – per poter entrare nel discorso. I mediocri arrivano sempre dopo, in quanto gregari, e si associano ad altrui vertenze perché comodo e rassicurante. Sono grancasse di idee di altri e vivono di risentimento. Il risentimento – si sa – è nemico dei sentimenti.
Tornare a sentire e a farsi sentire – e non a seguire – è una forma di resistenza all’effimero e alla mediocrità imperante.
Ancora non è troppo tardi per ricominciare.