Tra palco e realtà il cinema prende dimora.
Una dimora dove però nulla è per sempre, e tutto si trasforma, continuamente.
Sospesi tra il vivere quotidiano e l’utopia dell’irrealizzabile, declinata ogni volta in sogni, speranze e paure, troviamo nel cinema il giusto contrappunto, la giusta compensazione che non ci esponga troppo.
Svago dall’eccessivo impegno, leggerezza alla troppa fatica delle situazioni quotidiane, riscatto per le sconfitte, miseria più misera della nostra che ci faccia sentire, contro ogni speranza, fortunati a stare come stiamo.
Questo può essere il cinema.
Riflesso di noi stessi, specchio multiforme che cambia e ci sorprende ogni volta che ci guardiamo dentro.
Capita infatti di trovarsi a piangere per scene che pensavamo non ci avrebbero mai potuto emozionare, ridere per battute inaspettatamente, persino per noi stessi.
La magia sta nel trucco, il trucco è riflettere chi ti guarda, modificarlo appena, dargli nuova forma e riproporlo.
Perché degli uomini e delle società che passano cambiano ogni volta le forme, mai la sostanza.
Amore e morte, paura e coraggio, ragione e sentimento, questi saranno sempre gli elementi primordiali capaci di coinvolgere e toccare nel profondo qualsiasi essere umano di qualsiasi epoca o contesto.
Allora si spiegano remake su remake, a distanza di anni, decenni addirittura.
Siamo sempre noi.
Il cinema questo lo sa.
Talvolta, in qualsiasi frammento dell’esistenza lo si voglia vedere, l’ossessiva ricerca del nuovo porta esclusivamente alla creazione dell’assolutamente brutto.
Se umilmente invece si riconosce talvolta la bellezza di ciò che è già stato, se ne preserva la validità e lo si riveste esclusivamente del proprio tocco personale allora in questo caso sì che si dà vita a qualcosa forse non necessariamente nuovo, ma sicuramente diverso e per questo utile al confronto ed all’inevitabile crescita che da esso deriva.
Ci vuole coraggio a fare le cose, ce ne vuole ancora di più a rifarle.
Il cinema offre quest’opportunità continuamente perché qui, a differenza della vita, puoi riscrivere la storia addirittura cambiando il finale.
Ben troppo consapevoli che questo non è concesso nella realtà, sognanti e malinconici allora ci prendiamo ogni tanto la libertà di pensare che possa accadere per almeno un paio d’ore, perdendoci tra le onde e gli infiniti riflessi di quello specchio esistenziale che il cinema rappresenta, e il naufragar c’è dolce in questo mare.