Come sono vuote le chiese! Solo i cinematografi sono pieni: è lì che la gente oggi va a confessarsi
Questa frase, pronunciata da Vittorio Gassman, ben individua cosa il cinema e la sala cinematografica rappresentino da sempre.
Luogo di culto pagano in cui si esorcizzano le paure ancestrali o magari si celebrano i sogni più reconditi e condivisi dalla collettività con tutta la collettività stessa riunita in religioso silenzio.
Prima, durante e dopo la sacra rappresentazione sullo schermo atmosfera permeante e permeata di sospiri, risa e incantato stupore.
Se nel buio di questa sala si potesse accendere una luce sull’animo di coloro che officiano come spettatori, sarebbe allora svelata l’essenza umana nella sua più sincera e ingenua natura.
E’questo forse il potere del cinema, maestro socratico che fa della maieutica cinematografica la sua arte più raffinata e sublime.
Noi stiamo assisi, pazienti ed allo stesso tempo spettatori consapevoli, quando acquistiamo il biglietto, di essere scrutati dentro, talvolta con delicatezza, talvolta con brutale immediatezzama sempre mossi nel profondo da un’inconfondibile sensazione di piacere.
E’un gioco a due, un ballo ritmato e coinvolgente tra proiezione e spettatore, entrambi protagonisti, entrambi spalla l’uno dell’altro, complementari, opposti, simbiotici.
Il potere della cosi detta settima arte è la capacità di farti sentire al centro dell’opera, come se fosse stata pensata e realizzata per te solamente, fine ultimo del primo pensiero del regista.
Essere linguaggio del tempo per il cinema è definizione forse giusta ma sicuramente riduttiva.
Il modus con cui si usufruisce di questa forma di espressione artistica supera la dimensione umana e richiama ai miti più antichi dove la dimensione fisica aspirava ad elementi spirituali e trascendenti.
In una sala cinematografica il tutto però si svolge senza scomposte forme di comportamento o manifestazioni plateali.
E qui, forse, sta la vera magia del cinema e della sala, suo tempio.
Nel buio e nel silenzio si sprigionano luci e suoni, colori e taglienti dialoghi.
Tutto in perfetta armonia, tutto fluente e inarrestabile.
L’esperienza potrà essere giudicata talvolta bella talvolta invece non gradita ma mai però si potrà uscire dalla sala esattamente come si era entrati.
Perché il cinema ruba al tempo il segreto della discrezione.
Così anche se sembra non lasciare traccia, inevitabilmente invece scorre e, delicatamente e impercettibilmente, ti cambia e ti porta con sé, in avanti.